De rerum natura

Tito Lucrezio Caro

De rerum natura

a cura di Ignacio Armella Chávez − Jiří A. Čepelák − Luigi Miraglia − Emlen M. Smith

  • 2006
  • p. 126
  • ISBN: 978-8895611280

€ 8.70

Una delle anime più filosoficamente tormentate della letteratura latina si rivolge, ieri come oggi, agli uomini per liberarli dalle loro paure: superstizioni, dolore, morte.

Per gli alunni che abbiano studiato Rōma aeterna fino al XLV capitolo.



I curatori

Luigi Miraglia (Napoli, 1965) è un latinista e filologo classico italiano, fondatore e direttore dell’Accademia Vivarium novum e promotore del metodo natura nella glottodidassi delle lingue classiche.
È un discendente dell’omonimo Luigi Miraglia, filosofo del diritto e sindaco di Napoli dal 1901 al 1903. Conseguita la maturità classica presso il Liceo Umberto I di Napoli, ha frequentato, sempre nel capoluogo campano, il corso di lettere classiche presso l’Università Federico II, dove si è laureato con una tesi scritta in lingua latina; ha poi conseguito il dottorato di ricerca in filologia classica presso l’Università degli studi di Salerno. Nel 1986 è diventato direttore della rivista Il trifoglio, e nel 1989 consulente didattico per l’European language institute di Recanati. Dal 1996 è direttore dell’Accademia Vivarium novum, dapprima con sede a Montella (Avellino), dal 2009 nella capitale e attualmente a Frascati (Villa Falconieri). A Montella, inoltre, ha insegnato italiano e latino presso il liceo scientifico “Rinaldo d’Aquino”. Precedentemente aveva insegnato italiano e latino presso il Liceo Scientifico “Piero Calamandrei” di San Giovanni a Teduccio, Napoli. Ha più volte organizzato e diretto convegni internazionali sulla didattica delle lingue classiche, sull’Umanesimo e il suo significato nell’attuale contesto culturale. In passato (dall’anno accademico 2009-2010) è stato docente invitato di elementi di conversazione e composizione latina e Latinitas viva nel Pontificium institutum altioris Latinitatis, la facoltà di lettere cristiane e classiche dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. Gli sono poi stati affidati, presso lo stesso ateneo, i seguenti corsi: Letteratura latina medievale e Tirocinio di didattica delle lingue classiche. Gli incarichi presso detta Università non sono stati più rinnovati dopo l’anno accademico 2018-2019. Dal 2011 è membro dell’Academia Latinitati Fovendae; dal 2012 è accademico della Pontificia academia latinitatis. A lui si deve, dopo una prima ma infruttuosa presa in considerazione del metodo “natura” di Hans Ørberg da parte di Giacomo Devoto e Scevola Mariotti negli anni sessanta, l’adattamento e la diffusione in Italia di questo metodo per l’insegnamento del greco e del latino. Nei programmi dei licei italiani, contenuti negli allegati al Decr. Min. 211/2010, il “metodo natura” è proposto come “un’interessante alternativa allo studio tradizionale della grammatica normativa” in quanto “consente un apprendimento sintetico della lingua, a partire proprio dai testi”. Insieme con Hans Henning Ørberg e Tommaso Francesco Bórri ha pubblicato Latine disco, della serie Lingua Latina per se illustrata. Con lo stesso Bórri, ha adattato per il pubblico italiano il testo, creato dall’Università di Oxford, per l’insegnamento del greco col metodo natura (Maurice Balme e Gilbert Lawall, Athènaze: An Introduction to Ancient Greek, Oxford University Press): l’edizione italiana, col titolo di Athènaze, è opera della casa editrice dell’istituzione di cui è presidente, la Edizioni Accademia Vivarium novum.
Ha curato, con Manlio Sodi e Roberto Spataro, Veterum Sapientia. Storia – cultura – attualità (2013), pubblicato dalla casa editrice dell’ateneo salesiano. Dal settembre 2016 ha curato la rubrica settimanale Mercurius (in lingua latina) del quotidiano Avvenire. Tra le sue pubblicazioni: Latine disco, Vivarium, 1999, Athènaze, Vivarium, 1999, Metodo natura e storia culturale, in A ciascuno il suo latino, La didattica delle lingue classiche dalla scuola di base all’università. Atti del Convegno di studi a cura di G. Milanese, Galatina, Congedo Editore, 2004, con Christopher G. Brown, Lingua Latina per se illustrata: Latine Doceo: A Companion for Instructors, Hackett Publishing Company, 2004, Fabulae Syrae, Vivarium, 2008, riedito con il titolo Lingua latina. Fabulae Syrae da Hackett Publishing Company nel 2011, Vita moresque, Vivarium, 2009.

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Ignacio Armella Chávez (Città del Messico, 1986) ha conseguito la laurea in filologia classica presso l’Università nazionale autonoma del Messico (UNAM) nel 2009, con una tesi sul tema de La morte di Socrate secondo Platone. Successivamente, ha conseguito la laurea magistrale in lettere cristiane e classiche presso il Pontificium institutum altioris Latinitatis di Roma con la tesi in latino Coincidentia oppositorum: quid Nicolaus Cusanus et Marsilius Ficinus de concordia senserint (poi pubblicata dalle Edizioni Accademia Vivarium novum). Dal 2010 insegna Storia della filosofia antica e Composizione latina avanzata presso l’Accademia Vivarium novum, un’istituzione rinomata a livello internazionale per i suoi metodi innovativi per l’insegnamento delle lingue classiche e per il suo sforzo di rinnovamento dell’educazione classica. In qualità di vicepresidente della stessa istituzione, contribuisce assiduamente alle sue attività accademiche, culturali e editoriali, partecipando a numerosi convegni e corsi internazionali, sia come organizzatore che come relatore. Tra le sue pubblicazioni, una serie di articoli e contributi, tra cui il più recente è un saggio sull’urgenza dell’educazione classica nel mondo moderno: “Quod eritque fuitque: giochi di specchi fra l’accaduto e l’avvenire” (Edizioni Accademia Vivarium novum, 2022).

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Jiří Augustin Čepelák (latinizzato in Georgius Laminarius, “Giorgio Laminario”) è nato a Praga, nel 1983.
Ha studiato storia e latino all’Università Carolina di Praga e all’Accademia Vivarium novum, a Roma; presso quest’ultima istituzione ha successivamente tenuto corsi di latino, composizione latina, conversazione latina e letteratura latina medievale. Dal 2017 insegna storia e latino presso il “Liceo umanistico praghese” e, dal 2018, anche storia della prima età moderna presso il dipartimento di storia della Chiesa e di storia letteraria della facoltà di teologia cattolica dell’Università Carolina. Si dedica ora alla stesura d’una tèsi di dottorato su san Venceslao e il suo culto, dal punto di vista della storiografia gesuitica dell’età barocca.
I suoi principali campi d’interesse sono la didattica del latino, la composizione latina e la letteratura latina del medio evo e della prima età moderna. Ha pubblicato una traduzione ceca del manuale degli studenti (Enchiridion discipulorum) che accompagna Familia Romana, di Hans H. Ørberg, e ha contribuito a divulgare il “metodo natura” d’insegnamento del latino, particolarmente nella sua patria, dov’ha scritto diversi articoli su quest’argomento. Tra le sue pubblicazioni ci sono poi anche un’edizione scolastica del De rerum natura di Tito Lucrezio Caro e la traduzione in lingua ceca del primo volume, dedicato a una descrizione naturalistica della Boemia, dei Miscellanea historica regni Bohemiae di Bouslao Balbino: quest’ultima sua fatica è stata premiata dall’“Academia”, la casa editrice dell’Accademia Ceca delle Scienze, come la miglior traduzione e il miglior libro da essa pubblicato nell’anno 2017.

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Emlen M. Smith lavora come accademico e tratuttore, da lunga data, ed è esperto nelle lingue inglese, italiano, francese e latino.
Possiede una certificazione dell’American Translators Association in traduzione dall’italiano all’inglese e un dottorato di ricerca in Studi classici presso l’Università della Pennsylvania.
Ex professore di studi classici, ha coltivato le sue conoscenze e le sue doti linguistiche altresì nel ruolo di traduttore e redattore.


L'Autore

Tito Lucrezio Caro (in latino: Titus Lucretius Carus) è stato un poeta e filosofo romano, seguace dell’epicureismo.

Lucrezio, per il periodo in cui è vissuto, è stato un personaggio scomodo: gli ideali epicurei di cui era profondamente intriso corrodevano le basi del potere di una Roma alla vigilia della congiura di Catilina. In un’epoca di tensioni repubblicane, infatti, isolarsi dalla realtà politica nell’hortus epicureo significava sottrarsi ai negotia politici e uscire di conseguenza anche dalla sfera d’influenza del potere.

A causa dell’impossibilità di ricostruire i momenti salienti della sua vita, dunque, il progetto letterario che egli volle esprimere è ricostruibile interamente solo dalla sua opera poetica, considerata tra le più vigorose d’ogni età. Bisogna ora individuare le motivazioni che spinsero Lucrezio a scrivere il De rerum natura, che fondamentalmente sono due: la prima è una ragione etico-filosofica, in quanto il poeta, affascinato dalla filosofia epicurea, desiderava invitare il lettore alla pratica di tale filosofia, incitandolo a liberarsi dall’angoscia della morte e degli dèi. La seconda motivazione invece è di carattere storico. Lucrezio era conscio che la situazione politica a Roma peggiorasse di giorno in giorno: Roma era quadro ormai di continui scontri bellici e conseguenti dissidi; giustappunto egli, con un evidente positivismo, voleva incoraggiare il cittadino-lettore romano a non perdere la fiducia verso un successivo miglioramento della situazione. Lucrezio si proponeva di rivoluzionare il cammino di Roma, riportandolo all’epicureismo che era stato declinato in favore dello stoicismo. La prima cosa da distruggere era la convinzione provvidenzialistica stoica e più propriamente romana: non c’era un dovere romano di civilizzare “l’orbe terrifero e de le acque”, come farà dire Virgilio alla Sibilla Cumana in un colloquio con Enea; non c’è una ragione seminale universale responsabile della vita nel cosmo, destinata a deflagrare per poi ricominciare un nuovo, identico, ciclo esistenziale, come voleva la fisica stoica, ma un mondo che non è unico nell’universo, peraltro infinito, essendo uno dei tanti possibili. Non c’è quindi nessun fine provvidenziale di Roma, essa è una Grande fra le Grandi, ed un giorno perirà nel suo tempo.