Publio Virgilio Marone

Publio Virgilio Marone, noto semplicemente come Virgilio o Vergilio (in latino: Publius Vergilius Maro) è stato un poeta romano, autore di tre opere, tra le più famose e influenti della letteratura latina: le Bucoliche (Bucolica), le Georgiche (Georgica), e l’Eneide (Aeneis).

Al poeta viene attribuita anche una serie di componimenti giovanili, la cui autenticità è oggetto di dubbi e di complicate controversie, che si è soliti indicare in un’unica raccolta, nota col titolo di Appendix Vergiliana (Appendice Virgiliana). Virgilio, per il senso sublime dell’arte e per l’influenza che esercitò nei secoli, fu il massimo poeta di Roma, nonché l’interprete più completo e più schietto del grandioso momento storico che, dalla morte di Giulio Cesare, conduce alla fondazione del Principato e dell’Impero ad opera di Augusto. L’opera di Virgilio, presa a modello e studiata fin dall’antichità, ha avuto una profondissima influenza sulla letteratura e sugli autori occidentali, in particolare su Dante Alighieri e la sua Divina Commedia, nella quale Virgilio funge anche da guida dell’Inferno e del Purgatorio.

Le sue tre opere certamente autentiche sono: Bucoliche (Bucolica): composte tra il 42 e il 39 a.C. a Napoli, sono una raccolta di dieci componimenti detti ecloghe o egloghe di stile perlopiù bucolico e che seguono il modello del poeta siciliano Teocrito; Georgiche (Georgica): composte a Napoli in sette anni (tra il 37 a.C. e il 30 a.C.) e suddivise in quattro libri. È questo un poema didascalico sul lavoro dei campi, sull’arboricoltura (in particolare della vite e dell’olivo), sull’allevamento e sull’apicoltura come metafora di un’ideale società umana; Eneide (Aeneis): poema epico composto forse fra Napoli e Roma, in dieci anni (tra il 29 a.C. e il 19 a.C.) e suddiviso in dodici libri. Opera monumentale, considerata dai contemporanei alla stregua di un’Iliade latina, fu il libro ufficiale sacro all’ideologia del regime di Augusto sancendo l’origine e la natura divina del potere imperiale.