La musica

Girolamo Cardano

La musica

Edizione critica - Traduzione - Note

A cura di Mauro Agosto

  • 2024
  • p. 380
  • ISBN: 978-8895611655

€ 35

Girolamo Cardano (1501-1576) produsse una straordinaria serie di opere scientifiche in latino (famosissima l’Ars magna, 1545) e fu rinomato nell’Europa del XVI secolo per le sue conoscenze enciclopediche e la complessità degli scritti. Tra le sue opere, un paio furono dedicate alla musica: un’edizione breve del De musica, stampata nel volume X degli Opera omnia, e una redazione notevolmente più estesa, rimasta fino a oggi inedita, confinata al solo manoscritto Vat. Lat. 5850 (al quale s’aggiunge qualche altro frammento manoscritto), di cui si presenta qui l’editio princeps con la prima traduzione integrale in lingua moderna. La materia trattata dal Cardano deriva in massima parte dalla trattatistica greca antica e dalle fonti tardo-antiche, ma si segnala anche per i preziosi riferimenti alla musica e ai musicisti suoi contemporanei. Non meno importanti, poi, i contributi del Cardano all’organologia, alla teoria degli intervalli, alla tecnica esecutiva del flauto e del canto. La presente edizione, criticamente curata, è accompagnata da una traduzione il più possibile fedele all’originale, pur non elegante, e a volte contorto, latino del Cardano, ma costituisce al tempo stesso una fondamentale chiave esegetica delle due opere. Le note e gli indici analitici offrono strumenti per uno studio approfondito dei due scritti.



Il curatore

Mauro Agosto (Torino, 1974), filologo classico (PhD Napoli 2004) e musicologo bizantino (Heraklion, Creta, 2007), insegna Lingua latina alla Pontificia Università Lateranense (Città del Vaticano). Scriptor Latinus di Benedetto XVI al Sinodo dei vescovi (2006-2013), è socio ordinario dell’Academia Latinitati fovendae e dei Textes pour l’histoire de l’antiquité tardive. Fondatore della rivista Docere, presiede l’associazione Europa Latina di Milano. Tra le pubblicazioni: Impiego e definizione di tropi e schemi retorici nell’Expositio psalmorum di Cassiodoro (2003); Sophoclis Oedipus rex (Mosca, 2016). È autore di numerosi articoli scientifici pubblicati su riviste specializzate quali Mnemosyne, Bollettino della Badia greca di Grottaferrata, Archivum Latinitatis medii aevi. Come critico testuale si occupa tanto di opere greche e latine di varie epoche, quanto di manoscritti musicali bizantini.

L'Autore

Medico, matematico, filosofo (Pavia 1501 - Roma 1576). Figlio illegittimo del giurista Fazio (Milano 1445 - ivi 1524), ebbe una fanciullezza travagliata; iniziati gli studî a Pavia e a Milano, li compì a Padova. Nel 1534 fu incaricato di insegnare geometria, aritmetica e astronomia nelle scuole Piattine di Milano; da allora cominciò la sua celebrità, anche per la disputa sostenuta con Niccolò Tartaglia a proposito della formula di risoluzione delle equazioni cubiche (nota col nome di formula di C.), scoperta da Scipione dal Ferro e ritrovata dal Tartaglia, che l'aveva confidata al C. sotto il suggello del segreto (1539). Il C. ricostruì la dimostrazione, si addentrò nello studio del caso più difficile (casus irreducibilis) e credette perciò di poter pubblicare tali risultati, citando il Tartaglia, nella sua Ars magna (1545), che segna una data fondamentale nella storia delle matematiche, e che contiene anche la formula risolutiva dell'equazione di 4º grado, dovuta a un allievo del C., L. Ferrari. Dal 1543 al 1562 insegnò medicina all'univ. di Pavia, quindi, fino al 1570, in quella di Bologna. La vastissima produzione di C. (tra le sue opere si ricordano il De subtilitate, 1550, e il De rerum varietate, 1557) è sempre tesa a una concezione unitaria del tutto come fondamento di un sapere enciclopedico. Tema centrale e ricorrente nelle sue opere è infatti la ricerca di un sistema di conoscenze attraverso la riduzione ad unità del molteplice: la nostra conoscenza sarebbe perfetta "se potesse discendere dall'uno ai molti" e ripercorrere così il processo costitutivo della realtà. Poiché questo non è possibile all'uomo, la sfera privilegiata delle sue conoscenze sarà quella in cui la sua mente riesce a "fare le cose", come nella matematica, quasi eguagliando il creatore. Di qui, e la matrice neoplatonica è evidente, l'importanza delle matematiche: il problema del rapporto tra il reticolato matematico e l'esperienza, sulla cui importanza primaria il C. insiste e che da lui è sentito vivamente pur restando nei termini di un irrisolto rapporto fra astratto e concreto. Il motivo della radicale unità del tutto sta in C. alla base di una concezione del mondo le cui parti sono legate da simpatie e connessioni così da permettere tanto le operazioni magiche quanto le previsioni astrologiche: il legame fra gli astri e la storia degli uomini è fortemente accentuato da C., che riprende anche il tema delle grandi congiunzioni e dell'oroscopo delle religioni, scrivendo un celebre oroscopo di Cristo (così come di numerosi altri grandi personaggi della storia). Questo naturalismo, nel quale si fondono suggestioni neoplatoniche e peripatetiche, permetteva anche a C. una forte riduzione a cause naturali (influssi celesti, virtù occulte, ecc.) di fenomeni "miracolosi": in ciò C. svolge suggestioni di Pomponazzi, come pure d'altra parte è forte l'influenza di Machiavelli, del quale C. riprende e sviluppa il tema dell'origine e della natura politica delle religioni e l'ideale di una sapienza "umana". Proprio per la vastissima mole dei suoi scritti e per i più disparati interessi che lo mossero, è stato possibile vedere in C., anche sul piano delle ricerche fisiche, felici intuizioni e pratiche realizzazioni innovatrici. Sono da ricordare in particolare l'invenzione della sospensione che da lui ha nome, un celebre teorema sui moti ipocicloidali, una dimostrazione dell'impossibilità del moto perpetuo, osservazioni sulle resistenze di mezzo, ricerche sulla determinazione dei rapporti di densità di alcuni corpi in base alla loro diversa rifrangenza, ecc. Triste fu l'ultima parte della sua vita, specialmente per la condotta delittuosa dei due figli (il primo dei quali fu, nel 1560, condannato a morte) e per accuse e calunnie. Dal 1571 fu a Roma, dove gli era stata assegnata una pensione dal papa Gregorio XIII. Interessante l'opera autobiografica De propria vita (post., 1643).